"Rinascimento Italia" vuole essere un barlume di riflessione sui fatti politici e sociali, in un periodo storico che vede l'Italia in grave difficoltà e smarrita nel contesto globalizzato di questa era.

venerdì 28 novembre 2014

Jobs Act

La mini riforma sul lavoro che prende il nome di "Jobs Act" è arrivato alla Camera dei Deputati ed è stato approvato con il voto contrario di Civati e con l'uscita dall'aula di un nutrito gruppo di deputati del PD che hanno rilasciato dichiarazioni di fuoco contro questa legge fino ad evocare un ritorno all'Ulivo da parte della Bindi. Che ci sia, dentro il PD, un problema di confronto, dialogo (che non esiste) con chi non la pensa come il Renzi è cosa nota quanto antipatica e fastidiosa. Però non possono i vari Fassina, Bersani, Cuperlo, Civati & Co. (Dalema chi l'ha visto?) affermare che questa legge, che non ha nulla a che vedere con il Jobs Act di Obama, contiene gravi limiti ai diritti dei lavoratori. Questo è un testo firmato anche da Luciano Lama, malgrado la sua assenza per cause maggiori. In una sua intervista degli anni settanta auspicava ciò che in questa legge si è concretizzato. Non si può continuare ad assumere a tempo indeterminato senza una reale possibilità di licenziare se le "cose aziendali" non vanno bene. Vengono salvaguardati i diritti di opinione (fede religiosa, politica ecc...) degli operai e su questo non si può licenziare. Questa legge deve avere la fiducia degli italiani. Nelle prime stesure aveva alcuni risvolti negativi. I miglioramenti vanno ascritti sempre al gruppo di cui sopra ed anche a coloro, da Renzi in giù, che le hanno accolte dimostrando sensibilità e apertura mentale e politica. Una legge entrata in Parlamento come proposta con il sapore amaro e beffardo di Confindustria e modificata ed approvata con l'equilibrio sano di tutti gli attori implicati, compresi i sindacati.
Di certo è un passo avanti nella giusta direzione che devia dalle riforme precedenti. Riforme orribili sia dei governi di Berlusconi che di Prodi, ma anche di Monti con la Fornero. Tutti costoro non hanno fatto altro che "precarizzare" i lavoratori, "destabilizzare" famiglie, rendere "insicuri i destini" dei giovani. Che disastri! Poveri italiani! Voglio ricordare la morte violenta dei due giuslavoristi che in questi venti anni di riforme del lavoro vennero uccisi da sedicenti, quanto inattuali e antistoriche Brigate Rosse.  Voglio ancora ricordare quando i vari Prodi, i vari D'Alema, ripetevano anni fa, come un mantra, che il futuro non prevedeva il "posto fisso" e che le giovani generazioni dovevano entrare nella dimensione mentale di dover cambiare molte volte il proprio lavoro durante la propria vita lavorativa. Non avevano previsto la crisi e che il lavoro non ci sarebbe stato, malgrado l'Italia era in uno stato di crisi latente sin dal 1990 e questo loro lo sapevano benissimo. A che gioco stavano giocando? E per conto di chi? Sono loro che hanno inventato la precarietà: Non dobbiamo avere la memoria corta. Hanno inventato gli LSU e poi gli LPU, i Co.Co.Co, i Co.Co.Pro. Tutte figure del nuovo precariato ed hanno inguaiato centinaia di migliaia di lavoratori, con la complicità dei sinda-
cati.  Al contempo cambiavano, con il concorso attivo del centrodestra, la Costituzione in modo da innescare nuove e più capillari ruberie nelle Regioni e dare poteri da vicerè ai presidenti di Province, regioni e comuni. Un anno dopo il centrodestra, con la massima complicità di Casini, fa iniziare l'iter per cambiare la legge elettorale e viene proposta e votata la porcata del leghista Calderoli che passerà alla storia come il "porcellum" che espropria gli italiani del diritto di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento. Tutto questo con una tiepidissima opposizione del centrosinistra (una vera e propria finta opposizione, dov'erano i sindacati?). La più grande porcata della storia d'Italia, peggio della legge Acerbo di mussoliniana memoria.E tutto questo mentre la "casta" ingrassava a dismisura mangiandosi l'Italia in mille modi, dalla nuova Salerno-Reggio Calabria (Prodi firma il progetto e D'Alema crea gli appalti a microlotti, chissà perché. Berlusconi, che successe a loro, cambia, e inventa i macrolotti, chissà perché). S'inventa la Tav, cara alla sinistra. Chissà perché. E la Val di Susa diventa l'inghiottitoio dei soldi pubblici. Nel frattempo il Mose a Venezia si dà molto da fare ad aumentare i costi che i governi di centrodestra si affrettano a garantire (Galan presidente della regioen Veneto e ministro prima dell'agricoltura e poi  dei beni culturali italiani nei governi Berlusconi). Ma che dire di Penati, braccio destro di Bersani, quale presidente della Provincia di Milano e l'affaire della Serravalle ed altro e rispunta il compagno G. Lo stesso di  tangentopoli di venti anni prima nella città icona di tangentopoli, la Milano da bere e dello Stato da prosciugare. Ma tutto ciò non basta ed ecco lo scandalo dell'Expo, sempre a Milano e sempre qui gli scandali sanitari più grandi d'Italia: quelli di don Verzè e dell'istituto ospedaliero Maugeri durante la gestione della Regione Lombardia del presidente Formigoni (Comunione e Liberazione). Gli scandali del G8, governo del B., e del terremoto dell'Aquila che hanno visto la Protezione Civile ed il suo capo tal Bertolaso e la cricca dei costruttori coinvolti, governo del B. L'appartamento con vista sul Colosseo e l'aiuto che viene ipotizzato che sia stato dato da Scajola al latitante dello Stretto di Messina. Per finire con il Batman laziale, degli slip verde padania, le feste in costume con tanto di testa di porco, e tanto altro pagati dai consiglieri regionali con soldi pubblici.
Tutto questo mentre gli italiani s' impoverivano, stringevano la cinghia e si affrettavano ad acquistare nei negozi dei cinesi. Adesso sono semivuoti anche questi. Altro che "i ristoranti pieni" di berlusconiana ed infelicissima sortita bugiarda.
Prodi, Bersani, Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Pecoraro Scanio, che in questi venti anni di danni ce ne hanno fatto a iosa, alla fine hanno causato la nascita politica di due soggetti.
Da tutto ciò nascono due nuovi personaggi politici: Beppe Grillo (molto poco democratico) e Matteo Renzi che non ama essere contraddetto e nemmeno gli attori sociali intermedi come sindacati e partiti, preferendo i rapporti diretti con poche persone che contano.
L'Italia sta camminando verso un periodo storico che si potrebbe definire "caotico" passando da un periodo con il "potere a irresponsabilità illimitata" ad uno a "democrazia ingessata"?


















sabato 22 novembre 2014

Il punto di novembre






















1-Iniziamo a fare il punto del mese di novembre del 2014 con la considerazione che domani si recheranno alle urne i calabresi e gli emiliani romagnoli per eleggere i loro rappresentanti regionali.
Il perché è presto detto. Sono i due opposti che si toccano. Mi spiego meglio.
In Emilia Romagna l'elettorato è sfiduciato, più che altrove, rispetto alla classe politica che ha governato la regione in questi ultimi anni. In Calabria succede la stessa cosa. Fin qui le analogie. Solo che in Calabria la giunta e la maggioranza uscente è di centro destra, in Emilia Romagna è di sinistra. Queste sono gli opposti, ma l'insoddisfazione, la delusione a volte la rabbia sono gli stessi.
In Calabria vincerà con largo margine di scarto Mario Oliverio del PD, antirenziano. Anzi si rischia che questa regione diventi la più "rossa" d'Italia. Questo non certo per merito della sinistra e per nulla del PD, quanto per gli enormi demeriti della gestione dell'ex presidente di regione Scopelliti e dei suoi sodali del centro destra. In Emilia Romagna vincerà il candidato del PD, renziano, ma molto malamente.
La morale che si può trarre è che non sono più tanto le considerazione di colore politico che gran parte dell'elettorato tiene in considerazione nella scelta dello schieramento da votare, quanto la giustezza dell'operare della formazione che è stata al potere e che ha gestito fin al giorno prima la cosa pubblica. In questi venti anni, l'Italia ha visto alternarsi sempre governi di centrodestra a quelli di centrosinistra e viceversa, ciò indica la costante insoddisfazione e una valutazione negativa da parte dell'elettorato per i governi uscenti. Difatti tutti i governi di questi ultimi venti anni ci hanno ridotto veramente molto male malgrado i disperati cambiamenti di rotta politica dell'elettorato più sensibile, meno schierato e più obiettivo.
2-Nei sondaggi calano il PD renziano e lo stesso premier Renzi. Il primo dato proviene dagli ultimi sondaggi, la scorsa settimana, che vedono il PD in forte ritirata rispetto al quasi 41% dei consensi ricevuti alle europee attestandosi tra il 36% ed il 38%. La recente idea di Renzi di cambiare, motu proprio, un aspetto del "Patto del Nazareno" dando il premio di maggioranza al partito che avesse superato il 40% dei voti, pensando al proprio, sta per naufragare miseramente e per fortuna degli italiani. Egli sta tentando in tutte le maniere di avere un unanimismo finto da venderlo per vero, ma che di vero c'è la volontà di governare da solo e solo lui. Cerca in sostanza il potere per se, una sorta di cesarismo, umano e finto-generoso con i propri sostenitori, spietato con gli avversari. Poveri italiani.
3-In un incontro privato di una ora e mezza svoltosi in Vaticano, ieri, il Presidente della Repubblica si è accommiatato dal Pontefice. Questo passaggio è avvenuto a circa una settimana di distanza dalla notizia che vuole lo stesso Presidente dimettersi dalla carica e spogliarsi di questo ruolo fra due mesi e cioè intorno a gennaio.
Il Presidente ci sta lasciando come figura pubblica per ritirarsi nella dimensione privata. Mi ricorda quei comportamenti, magnifici e nobili, di alcuni animali che in quanto ormai molto vecchi, abbandonano il branco e si ritirano solitari ad aspettare la morte imminente.
4-Allo stato attuale conviene a tutti i partiti, tutti tranne i renziani, andare al voto. Il motivo è semplice: da una parte si spezzerebbe il potere di Renzi e dei suoi, dall'altra li si costringerebbe andare al voto non più col comodo "Porcellum", ma col ruvido "Consultellum" che prevede le preferenze. La maggior parte dei deputati renziani ha enormi difficoltà ad essere rieletti con le preferenze, anzi ci sarebbero delle ministre in carica che non arriverebbero ad avere non più di qualche centinaio di voti.