"Rinascimento Italia" vuole essere un barlume di riflessione sui fatti politici e sociali, in un periodo storico che vede l'Italia in grave difficoltà e smarrita nel contesto globalizzato di questa era.

martedì 23 dicembre 2014

Renzi "proprietario" di due partiti: il PD e Forza Italia.

 


Matteo Renzi ha una maggioranza schiacciante nel suo partito il PD, quindi arriva nel salone dell'assemblea nazionale esprime il suo progetto, si parla, si vota e vince. Partita chiusa e si passa avanti. Nel Parlamento, con qualche difficoltà, fa la stessa cosa. Grazie all'appoggio di Berlusconi e  del suo partito ed al patto del Nazareno che nessuno ha mai visto e letto. Sia Renzi che Berlusconi non lo hanno diffuso. Qualche settimana fa l'uno ha dichiarato che l'elezione del Presidente della Repubblica ne faceva parte e l'altro ha affermato di no. Questa incongruenza è la prova che il patto del Nazareno riguarda problemi personali da una parte e di potere dall'altra. Il B. è politicamente finito e ne è consapevole. L'unico interesse che gli rimane ancora sono le sue aziende e la sua personale posizione rispetto alla condanna subita ed a future sentenze. Già la prima  è passata senza danni, assolto. Mi riferisco al processo per la storia con la marocchina ed il bunga bunga. Oggi il B. si lancia ad affermare che lui sosterrà pure un candidato del PD alla Presidenza della Repubblica: ma non ha sempre raccontato agli italiani, per venti anni, che "quelli sono comunisti"?  e con loro bisogna battersi e vincerli perché sono politicamente dannosi? Il patto del Nazareno cosa ha mai promesso al Berlusconi? Sta affossando un partito per esigenze personali? Molti lo pensano nel suo stesso partito. Questa posizione politica di Forza Italia sta affossando tutto lo schieramento del centro destra. B lo sa benissimo. I suoi amati e seguiti sondaggi lo dimostrano inesorabilmente. La Lega Nord, moribonda fino a qualche anno fa e sulla via dell'estinzione politica dopo i gravissimi scandali che vanno dalla gestione privatistica e speculativa della cassa e dei fondi pubblici, ai soldi dati al trota e al fratello, alla pasionaria di cui non ci ricordiamo più nemmeno il nome. Ebbene oggi rischia di superare in termini di consensi, Forza Italia. E Berlusconi che fa? Dichiara che voterà e farà votare un "comunista" alla più alta carica istituzionale italiana.  Allora i suoi "comunisti" erano tutti finti. Ha raccontato agli italiani, per carpirne il voto, per venti anni "palle rosse" ed anche di tutti colori.
Si deve concludere che Renzi, per interposta persona, ha la maggioranza anche in Forza Italia.
Renzi "proprietario" di due partiti. Non vorremmo che andasse a finire che il Popolo Italiano diventasse servo di due padroni





martedì 16 dicembre 2014

Marcia Roma -2- "A fra' che te serve?"




-A fra' che te serve?"
Questa esclamazione è riaffiorata nella storia di malaffare che passerà alla storia come "mafia Capitale".
Voglio fare un salto nel tempo. All'indietro. Al tempo della Prima Repubblica, negli anni ottanta, quando, nel mondo politico, l'On Franco Evangelista, che era il braccio destro di Giulio Andreotti, veniva considerato uno dei potenti d'allora ed era anche noto per i suoi modi diretti. Sua la frase che lo ha reso celebre e ne sintetizzava un modo di fare tipico della politica di quegli anni. "A fra' che te serve?"
Allora erano i politici che "disponevano". Allora erano i cittadini che "chiedevano" ai politici. Tutto ciò veniva definito con il termine di "clientalismo". Fu una plaga che degenerò sempre più e ha sempre interessato le relazioni tra cittadini, dall'agricoltore all'industriale, e la politica. La conclusione fu "tangentopoli". Lì finirono tutti i partiti clientelari: DC, PSI, PSDI,PRI e PLI. Si salvarono il PCI e MSI. Questi ultimi si modificarono nei decenni successivi, nella Seconda Repubblica, assumendo non solo denominazioni differenti (PCI,PDS,DS,PD)(MSI, Alleanza Nazionale, PdL), ma anche politiche sempre più distanti da quelle originarie che ispirarono la loro fondazione e che nella prima repubblica cercarono di perseguire.
Oggi, si rileva dalla indagine su "mafia Capitale", i termini sono completamente cambiati, anzi ribaltati. Non è più il politico che si rivolge al suo interlocutore con la colorita frase romanesca: "A fra che te serve", ma è l'imprenditore che si rivolge al politico con la medesima offerta. La cosa non è di poco conto. Questa è corruzione in forma diretta, sfrontata, come se questo comportamento corruttivo fosse pratica comune, necessaria, quasi istituzionalizzata. Il corruttore, di solito un imprenditore, "dispone" ed il politico "ottiene". Altro che il clientalismo della Prima Repubblica, dove il politico veniva visto legato indissolubilmente al simbolo del partito di appartenenza. Oggi non fa differenza, sono tutti uguali i corruttibili, che siano di destra o di sinistra non importa il simbolo del partito d'appartenenza, l'importante è lucrare alla faccia dei contribuenti e degli italiani dove la politica è affare, affare privato e non pubblico come nella Prima Repubblica malgrado tutto. 

domenica 7 dicembre 2014

Roma marcia.


 

 
Non c’è, ancora, nessuna marcia su Roma per rovesciare un sistema politico marcio sia di destra che di sinistra. Il marcio di Roma è spaventoso e si aggiunge al marcio di Milano(Expo, sanità), di Venezia(Mose), ai  “furbetti del quartierino”, alla “cricca” della ricostruzione de L’Aquila nel post-terremoto e della Protezione Civile targata Guido Bertolaso ve la ricordate? Notizie di oggi: anche il Vaticano non si salva e ha messo sotto inchiesta due alti dirigenti dello Ior, la banca vaticana, che secondo l’accusa si sono svenduti  quasi tutti i palazzi di altissimo valore a Roma e Milano. Cosa dobbiamo aspettarci ancora. Il prossimo scandalo della TAV? Perché non si capisce l’utilità di questa opera gigantesca per spesa, quanto inutile. Oppure lo scandalo del nuovo tracciato autostradale della Salerno-Reggio Calabria? Che nuovo tracciato non è. Perché distruggere il vecchio tracciato con una spesa immane e ricostruirla praticamente accanto con la sola corsia di emergenza in più? Non era più semplice un allargamento della vecchia e una manutenzione straordinaria dove serviva, vedi alcuni viadotti, e solo brevi tratti da costruirsi ex novo? E con la montagna di soldi risparmiati costruire la nuova SS106, 400Km di strada che da anni si classifica al primo posto come la strada più pericolosa d’Italia? E perché il governo Renzi oltre ad aumentare il budget della TAV ha deliberato la costruzione della nuova strada statale Orte-Ravenna che oggi è a quattro corsie e che verrà abbattuta per costruirne una nuova accanto, ripetendo così la stessa linea di condotta della Salerno Reggio Calabria. A chi sta giovando tutto ciò? Quali interessi nascondono queste mega opere pubbliche? Purtroppo dovremo aspettare che, per l’ennesima volta, un Signor Procuratore della Repubblica Indipendente scopra l’arcano. Il Procuratore della Repubblica di Roma, tale dr. Pignatone, ha scoperto l’arcano che puzza orribilmente, un maleodorante feto ha inondato tutti gli italiani da Nord a Sud.

Il dr. Pignatone è un grande PG. A Palermo ha fatto molto bene tanto che fu nominato Procuratore antimafia a Reggio Calabria dove si portò anche un valentissimo poliziotto (futuro Capo della Polizia?). In quella città e nella sua provincia in poco tempo arrestò tutti i capi-mafia latitanti da anni, scoprendo qualche centinaio di bunker. Valorizzò un pool di giovani pm che oggi sono una garanzia per la gente onesta di quella provincia.

La politica è corrotta. Non c’è dubbio. Nello stesso momento in cui scattava la pubblicazione dell’inchiesta, il Senato votava contro l’inquisizione di Azzolini e contro l’uso delle intercettazioni. La politica corrotta funge da moltiplicatore della corruzione. Salva se stessa,  tartassa a sangue gli italiani, fa aumentare il debito pubblico mettendo in grave pericolo il futuro degli italiani e arricchisce se stessa e i corrotti. Se i tartassati non sono in grado di pagare l’esoso sceriffo di Notthingam, interviene Equitalia. Ma chi sono i soci di Equitalia? Chi sono i proprietari grandi, ma specialmente i piccoli. Non è che, per caso, per puro caso, alcune società che detengono quote di Equitalia sono riconducibili a noti e notissimi e moralissimi politici italiani? Ormai il sospetto serpeggia tra tutti gli italiani. Anche perché la realtà della corruzione in Italia ha superato la fantasia. Oggi sappiamo perché i centri di accoglienza, detti anche CPA,  avessero alte recinzione ed anche sbarre. Se gli immigrati scappano addio ai 30 fino a 60 euro al giorno. Ma il centro di Lampedusa non è gestito, per caso, dalla lega delle cooperative? Quanti sono i centri di prima accoglienza gestiti dalla Lega coop del presidente, oggi ministro del lavoro, Poletti che brindava con i soggetti oggi inquisiti in un ristorante romano per il fatto che il comune di Roma aveva trovato i soldi per pagare le cooperative di Buzzi con una anticipazione di cassa. Cioè con un escamotage al limite della legalità  dove la tesoreria del comune, una banca, anticipa la somma ma con interessi elevati. Ma il Comune di Roma non è pieno di debiti? Debiti, una montagna, della gestione Veltroni, e quelli della giunta Alemanno?

Come fa l’Italia ad avere un debito pubblico che aumenta insieme con le tasse ma con gli stipendi bloccati degli statali  plebei. Perché non tutti gli statali hanno lo stipendio bloccato. Pensioni d’oro a quest’ultimi, previo stipendi di platino. Pensioni da fame per gli altri per stipendi da sopravvivenza. Uno Stato per di più biscazziere che incentiva la rovina degli italiani con il gioco d’azzardo.  Senza parlare dell’indolenza verso la grande evasione. Solo una parte di italiani e magistratura sta combattendo una battaglia per la legalità e sta facendo ancora galleggiare l’Italia. Attenzione si è arrivati al limite di rottura. E a Milano,oggi, si è aperta la stagione lirica alla Scala. In questo terribile clima nazionale lo sfoggio di ricchezza che si è vista nel foier del teatro e trasmesso nelle televisioni non ha fatto bene all’Italia onesta e che lavora o che vorrebbe lavorare .

La marcia(su) Roma 1.

venerdì 28 novembre 2014

Jobs Act

La mini riforma sul lavoro che prende il nome di "Jobs Act" è arrivato alla Camera dei Deputati ed è stato approvato con il voto contrario di Civati e con l'uscita dall'aula di un nutrito gruppo di deputati del PD che hanno rilasciato dichiarazioni di fuoco contro questa legge fino ad evocare un ritorno all'Ulivo da parte della Bindi. Che ci sia, dentro il PD, un problema di confronto, dialogo (che non esiste) con chi non la pensa come il Renzi è cosa nota quanto antipatica e fastidiosa. Però non possono i vari Fassina, Bersani, Cuperlo, Civati & Co. (Dalema chi l'ha visto?) affermare che questa legge, che non ha nulla a che vedere con il Jobs Act di Obama, contiene gravi limiti ai diritti dei lavoratori. Questo è un testo firmato anche da Luciano Lama, malgrado la sua assenza per cause maggiori. In una sua intervista degli anni settanta auspicava ciò che in questa legge si è concretizzato. Non si può continuare ad assumere a tempo indeterminato senza una reale possibilità di licenziare se le "cose aziendali" non vanno bene. Vengono salvaguardati i diritti di opinione (fede religiosa, politica ecc...) degli operai e su questo non si può licenziare. Questa legge deve avere la fiducia degli italiani. Nelle prime stesure aveva alcuni risvolti negativi. I miglioramenti vanno ascritti sempre al gruppo di cui sopra ed anche a coloro, da Renzi in giù, che le hanno accolte dimostrando sensibilità e apertura mentale e politica. Una legge entrata in Parlamento come proposta con il sapore amaro e beffardo di Confindustria e modificata ed approvata con l'equilibrio sano di tutti gli attori implicati, compresi i sindacati.
Di certo è un passo avanti nella giusta direzione che devia dalle riforme precedenti. Riforme orribili sia dei governi di Berlusconi che di Prodi, ma anche di Monti con la Fornero. Tutti costoro non hanno fatto altro che "precarizzare" i lavoratori, "destabilizzare" famiglie, rendere "insicuri i destini" dei giovani. Che disastri! Poveri italiani! Voglio ricordare la morte violenta dei due giuslavoristi che in questi venti anni di riforme del lavoro vennero uccisi da sedicenti, quanto inattuali e antistoriche Brigate Rosse.  Voglio ancora ricordare quando i vari Prodi, i vari D'Alema, ripetevano anni fa, come un mantra, che il futuro non prevedeva il "posto fisso" e che le giovani generazioni dovevano entrare nella dimensione mentale di dover cambiare molte volte il proprio lavoro durante la propria vita lavorativa. Non avevano previsto la crisi e che il lavoro non ci sarebbe stato, malgrado l'Italia era in uno stato di crisi latente sin dal 1990 e questo loro lo sapevano benissimo. A che gioco stavano giocando? E per conto di chi? Sono loro che hanno inventato la precarietà: Non dobbiamo avere la memoria corta. Hanno inventato gli LSU e poi gli LPU, i Co.Co.Co, i Co.Co.Pro. Tutte figure del nuovo precariato ed hanno inguaiato centinaia di migliaia di lavoratori, con la complicità dei sinda-
cati.  Al contempo cambiavano, con il concorso attivo del centrodestra, la Costituzione in modo da innescare nuove e più capillari ruberie nelle Regioni e dare poteri da vicerè ai presidenti di Province, regioni e comuni. Un anno dopo il centrodestra, con la massima complicità di Casini, fa iniziare l'iter per cambiare la legge elettorale e viene proposta e votata la porcata del leghista Calderoli che passerà alla storia come il "porcellum" che espropria gli italiani del diritto di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento. Tutto questo con una tiepidissima opposizione del centrosinistra (una vera e propria finta opposizione, dov'erano i sindacati?). La più grande porcata della storia d'Italia, peggio della legge Acerbo di mussoliniana memoria.E tutto questo mentre la "casta" ingrassava a dismisura mangiandosi l'Italia in mille modi, dalla nuova Salerno-Reggio Calabria (Prodi firma il progetto e D'Alema crea gli appalti a microlotti, chissà perché. Berlusconi, che successe a loro, cambia, e inventa i macrolotti, chissà perché). S'inventa la Tav, cara alla sinistra. Chissà perché. E la Val di Susa diventa l'inghiottitoio dei soldi pubblici. Nel frattempo il Mose a Venezia si dà molto da fare ad aumentare i costi che i governi di centrodestra si affrettano a garantire (Galan presidente della regioen Veneto e ministro prima dell'agricoltura e poi  dei beni culturali italiani nei governi Berlusconi). Ma che dire di Penati, braccio destro di Bersani, quale presidente della Provincia di Milano e l'affaire della Serravalle ed altro e rispunta il compagno G. Lo stesso di  tangentopoli di venti anni prima nella città icona di tangentopoli, la Milano da bere e dello Stato da prosciugare. Ma tutto ciò non basta ed ecco lo scandalo dell'Expo, sempre a Milano e sempre qui gli scandali sanitari più grandi d'Italia: quelli di don Verzè e dell'istituto ospedaliero Maugeri durante la gestione della Regione Lombardia del presidente Formigoni (Comunione e Liberazione). Gli scandali del G8, governo del B., e del terremoto dell'Aquila che hanno visto la Protezione Civile ed il suo capo tal Bertolaso e la cricca dei costruttori coinvolti, governo del B. L'appartamento con vista sul Colosseo e l'aiuto che viene ipotizzato che sia stato dato da Scajola al latitante dello Stretto di Messina. Per finire con il Batman laziale, degli slip verde padania, le feste in costume con tanto di testa di porco, e tanto altro pagati dai consiglieri regionali con soldi pubblici.
Tutto questo mentre gli italiani s' impoverivano, stringevano la cinghia e si affrettavano ad acquistare nei negozi dei cinesi. Adesso sono semivuoti anche questi. Altro che "i ristoranti pieni" di berlusconiana ed infelicissima sortita bugiarda.
Prodi, Bersani, Berlusconi, Fini, Casini, Bossi, Pecoraro Scanio, che in questi venti anni di danni ce ne hanno fatto a iosa, alla fine hanno causato la nascita politica di due soggetti.
Da tutto ciò nascono due nuovi personaggi politici: Beppe Grillo (molto poco democratico) e Matteo Renzi che non ama essere contraddetto e nemmeno gli attori sociali intermedi come sindacati e partiti, preferendo i rapporti diretti con poche persone che contano.
L'Italia sta camminando verso un periodo storico che si potrebbe definire "caotico" passando da un periodo con il "potere a irresponsabilità illimitata" ad uno a "democrazia ingessata"?


















sabato 22 novembre 2014

Il punto di novembre






















1-Iniziamo a fare il punto del mese di novembre del 2014 con la considerazione che domani si recheranno alle urne i calabresi e gli emiliani romagnoli per eleggere i loro rappresentanti regionali.
Il perché è presto detto. Sono i due opposti che si toccano. Mi spiego meglio.
In Emilia Romagna l'elettorato è sfiduciato, più che altrove, rispetto alla classe politica che ha governato la regione in questi ultimi anni. In Calabria succede la stessa cosa. Fin qui le analogie. Solo che in Calabria la giunta e la maggioranza uscente è di centro destra, in Emilia Romagna è di sinistra. Queste sono gli opposti, ma l'insoddisfazione, la delusione a volte la rabbia sono gli stessi.
In Calabria vincerà con largo margine di scarto Mario Oliverio del PD, antirenziano. Anzi si rischia che questa regione diventi la più "rossa" d'Italia. Questo non certo per merito della sinistra e per nulla del PD, quanto per gli enormi demeriti della gestione dell'ex presidente di regione Scopelliti e dei suoi sodali del centro destra. In Emilia Romagna vincerà il candidato del PD, renziano, ma molto malamente.
La morale che si può trarre è che non sono più tanto le considerazione di colore politico che gran parte dell'elettorato tiene in considerazione nella scelta dello schieramento da votare, quanto la giustezza dell'operare della formazione che è stata al potere e che ha gestito fin al giorno prima la cosa pubblica. In questi venti anni, l'Italia ha visto alternarsi sempre governi di centrodestra a quelli di centrosinistra e viceversa, ciò indica la costante insoddisfazione e una valutazione negativa da parte dell'elettorato per i governi uscenti. Difatti tutti i governi di questi ultimi venti anni ci hanno ridotto veramente molto male malgrado i disperati cambiamenti di rotta politica dell'elettorato più sensibile, meno schierato e più obiettivo.
2-Nei sondaggi calano il PD renziano e lo stesso premier Renzi. Il primo dato proviene dagli ultimi sondaggi, la scorsa settimana, che vedono il PD in forte ritirata rispetto al quasi 41% dei consensi ricevuti alle europee attestandosi tra il 36% ed il 38%. La recente idea di Renzi di cambiare, motu proprio, un aspetto del "Patto del Nazareno" dando il premio di maggioranza al partito che avesse superato il 40% dei voti, pensando al proprio, sta per naufragare miseramente e per fortuna degli italiani. Egli sta tentando in tutte le maniere di avere un unanimismo finto da venderlo per vero, ma che di vero c'è la volontà di governare da solo e solo lui. Cerca in sostanza il potere per se, una sorta di cesarismo, umano e finto-generoso con i propri sostenitori, spietato con gli avversari. Poveri italiani.
3-In un incontro privato di una ora e mezza svoltosi in Vaticano, ieri, il Presidente della Repubblica si è accommiatato dal Pontefice. Questo passaggio è avvenuto a circa una settimana di distanza dalla notizia che vuole lo stesso Presidente dimettersi dalla carica e spogliarsi di questo ruolo fra due mesi e cioè intorno a gennaio.
Il Presidente ci sta lasciando come figura pubblica per ritirarsi nella dimensione privata. Mi ricorda quei comportamenti, magnifici e nobili, di alcuni animali che in quanto ormai molto vecchi, abbandonano il branco e si ritirano solitari ad aspettare la morte imminente.
4-Allo stato attuale conviene a tutti i partiti, tutti tranne i renziani, andare al voto. Il motivo è semplice: da una parte si spezzerebbe il potere di Renzi e dei suoi, dall'altra li si costringerebbe andare al voto non più col comodo "Porcellum", ma col ruvido "Consultellum" che prevede le preferenze. La maggior parte dei deputati renziani ha enormi difficoltà ad essere rieletti con le preferenze, anzi ci sarebbero delle ministre in carica che non arriverebbero ad avere non più di qualche centinaio di voti.


sabato 25 ottobre 2014

25 0ttobre 2014...la rivoluzione d'Ottobre.

In Piazza San Giovanni un milione di cittadini d'Italia, tutti lavoratori o ex perché pensionati e giovani, alla Leopolda, alcune centinaia di cittadini di estrazione borghese e giovani rampanti ben vestiti alla ricerca di un posto al sole nel panorama politico italiano.
In Piazza il rosso delle bandiere e delle montature degli occhiali da sole. Alla dismessa stazione di Firenze camice bianche. La Susanna Camusso da una parte insieme con Landini, capo carismatico della Fiom, dall'altra Matteo Renzi con il suo amico finanziere, Serra, che sembra essere di casa alle isole Cayman noto paradiso fiscale internazionale. Quest'ultimo che dichiara, sotto il tetto del capannone ferroviario e davanti alle telecamere e ai microfoni che lo sciopero rappresenta una spesa (e non un diritto fondamentale in una società civile) nel mentre la Camusso ribadisce il diritto al lavoro e allo sciopero. Insieme con lei il leader di Sel Vendola, gli ultimi due segretari della CGIL, esponenti della direzione nazionale del PD, ma senza i soliti due: Bersani e Dalema, che anche oggi hanno dimostrato quanto poco valgono e quanto sono stati e lo sono ancora i migliori sostenitori di Renzi come ieri di Berlusconi. Insieme con Renzi tutti i ministri o quasi, più cortigiani vari dalla Moretti al transfuga da Sel come l'On. Migliore.
Ma i toni sono da separati in casa. Diversamente che in Germania quando i sindacati contestarono fortemente il cancelliere Schroder che proveniva proprio da loro stessi ranghi sulla riforma del lavoro. Il partito del cancelliere fu percorso da una pesante crisi, ma la SPD non si spaccò. Le due manifestazioni di oggi, in Italia, rappresentano uno spartiacque che avrà pesanti ripercussioni in futuro. Oggi il popolo della sinistra ha contestato un governo del loro stesso partito. Un caso clamoroso. Già Successo in Germania, come accennavo prima, agli inizi degli anni 2000 ma le analogie finiscono qui. Le differenze iniziano proprio dai protagonosti. Schroder era un sindacalista vero e di sinistra, Renzi con la sinistra non centra niente. Non centra nulla nemmeno con gli operai e lavoratori, né con la borghesia, lui centra solo con se stesso. Oggi ha dichiarato che farà al massimo due legislature da premier. Ma è chiaro che il suo scopo è quello di procedere oltre...molto oltre.
Dichiara, oggi, che ascolterà i sindacati volendo dare l'impressione di essere dialogante sul piano della democrazia. Ma è tutto falso come la sua democrazia. Ti ascolta e ti saluta dopo aver ribadito la linea del governo. Ti licenzia e va avanti per la sua strada senza tentennamenti. Volendosi dare l'immagine di colui che ascolta gli altri, ma che questi ultimi avevano proposte che non andavano nella direzione giusta per il bene del Paese. Il PD è de facto scisso. Non è vero che sono semplici opinioni diverse, sono politiche opposte. Ma Renzi col PD e la sua storia non centra nulla. Sarebbe stato un ottimo delfino di Berlusconi, per tutto: metodi, filosofia e comportamenti politici quali accentramento ed il controllo del partito e della nazione, l'irritabilità alla contestazione e al confronto serrato e qualificato, comunicazione accanita come metodo di propaganda, sparate che prevedono sempre mirabolanti soluzioni. A Napoli, nell'immediato dopoguerra, qualcuno molto benestante, Achille Lauro, diventava sindaco distribuendo al popolo pacchi di pasta, oppure una scarpa (l'altra scarpa  veniva consegnata se si vinceva). Berlusconi promettendo milioni di posti di lavoro oppure abolendo l'Imu... vinceva. Renzi distribuendo 80 euro vinceva le europee che spende a fini politici interni.
Che triade male assortita, una volta per la sola Napoli, oggi per tutta l'Italia.
Non abbiamo bisogno che ci sia Renzi che ci dice cosa è necessario fare. L'uomo in quanto individuo sa cosa è bene per lui e per i suoi simili. I grandi uomini politici italiani non hanno mai parlato assai: Cavour, Mazzini, Garibaldi, De Gasperi. I politici che hanno provocato gravissimi danni agli italiani hanno sempre parlato troppo: Mussolini e i suoi cortigiani. Oggi è stata una giornata da ottobre rosso. E in genere i rossi fiutano con sicurezza i neri.





 

domenica 12 ottobre 2014

Il punto di ottobre




A)     Diciottesima fumata nera per l’elezione dei due giudici costituzionali da parte del Parlamento. Mai era successo nella storia della Repubblica italiana. Diciottesima bocciatura del candidato del PD. Il problema è lui. Il PD non può insistere su questo candidato che sconta, nel voto segreto del Parlamento, quello che ha combinato in Italia in questo ultimi trenta anni. Evidentemente le eminenze grigie o nere che siano, non possono, per giustizia o per vendetta, salire al soglio della camera legislativa più alta e prestigiosa che decide, indica e influenza la vita politica italiana. E’ un posto troppo delicato per soggetti malevoli, rancorosi, vendicativi, complottisti.
B)      Le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato a Governatore della Calabria hanno visto la vittoria di Mario Oliverio,  presidente della provincia di Cosenza ed esponente di quella parte del PD antirenziano.  Lo sconfitto è il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo. Candidato voluto espressamente da Matteo Renzi. Ma la sconfitta è tripla: la prima per Gianluca Callipo, la seconda per Matteo Renzi che lo ha candidato e la terza e più importante della Ministra calabrese la Maria Carmela Lanzetta (PD) che siede nel CDM insieme con Renzi, ma che dimostra ancora una volta di non avere nessun voto,  forza politica pari a zero, prestigio inesistente, e ricordo le parole dell’On. Gasparri che nella trasmissione Matrix in merito all’intervento della stessa uno o due giorni dopo aver firmato la nomina a ministro nel salone del Quirinale dove si è presentata con gli stivali, affermò che è una incompetente. Probabilmente l’0norevole Gasparri la conosceva già da prima, quando era sindaco del comune di Monasterace dove ha brillato per la peggior gestione della storia degli ultimi cinquanta anni di questo comune e portato al dissesto. In senso generale le primarie in Calabria sono state un successo in quanto la partecipazione diretta ha coinvolto oltre centomila elettori specie se confrontati con i cinquantasettemila dell’Emilia Romagna di qualche settimana fa.

C)      Il TFR in busta paga. Da cinquanta a cento euro al mese in più in busta paga. E’ una mostruosità, per i seguenti motivi: 1) viene meno una forma di risparmio diffusa e generalizzato; 2) un aggravio nei bilanci delle aziende e quindi una sottrazione di liquidità specie di questi tempi ove le banche non finanziano le imprese; 3) innalza il reddito nei modelli Isee  della classe operaia e piccolo borghese con aggravio di alcune spese perché non potranno accedere ad alcune agevolazioni in momenti di gravi difficoltà come questo che si sta attraversando. 0) Ci guadagna lo Stato in quanto incasserà fiscalmente alcuni miliardi in tasse pronto cassa. -1) Che non si pensi e non si dica che verranno rilanciati i consumi perché non sarà vero.

D)     Forza Italia è finita. Sarebbe bene spostare la sede a  Salò. Il bel periodo è finito. Le auto blu, l’arroganza del potere, le donne del regime, le interviste, la televisione. Alle loro riunioni con il Capo  si vedono sempre le stesse facce,  gli ultimi, i fedelissimi . Sorridenti davanti alle telecamere, ma sempre di meno, consapevoli della prossima fine. Sempre di meno ascoltati dalla società, in caduta libera nei sondaggi. I salotti si sono chiusi. Abbandonati da Confindustria, banche, piccole e medie imprese, da una parte della borghesia, da agricoltori e commercianti. A non più vederci onorevoli Berlusconi, Gelmini (stia attenta ai tunnel tra la Svizzera ed il Gran Sasso), Prestigiacomo, Mussolini, Verdini, Biancofiore, Gasparri, Matteoli, Galan, Brunetta, Garfagna, Santanchè, Polverini, Ravetto, Fitto.
C)   Il Movimento 5 Stelle si trova nella palude. Sta scivolando in basso nei consensi e se chi governa non fa passi falsi eclatanti la deriva continuerà. Il M5S basa il proprio successo non tanto sulla proposta, quanto sulla protesta. Questa, la protesta, funziona con successo se si ha un bersaglio e se quest'ultimo continua a sbagliare clamorosamente senza correggersi. Il raduno di ieri e di oggi al Circo Massimo a Roma è un fallimento politico ed anche di pubblico. Politico perché manca sempre una grande riforma dello Stato nella proposta politica di Grillo e di pubblico perché senza Grillo sul palco non vi è partecipazione se non scarsa e poco attenta. 

giovedì 18 settembre 2014

La Scozia al voto per la propria indipendenza.


La Scozia e la sua voglia di indipendenza.

Oggi,  giovedì 18 settembre 2014 alle ore 21.40, La Scozia sta ancora votando per la sua indipendenza. Alle 23 si chiuderanno le urne e inizierà lo spoglio. Uno spoglio che vedrà contrapposte due visioni diverse del futuro. La prima, quella che vota per il NO si potrebbe definire di tipo “integralista”, perché vogliono continuare ad essere integrati nella Gran Bretagna condividendone il destino. La seconda, quella che vota YES, la definirei di tipo “indipendentista” in quanto vuole essere libera del proprio destino senza che questo sia deciso da altri e in altri posti se non in Scozia.

Il risultato, dicono un po’ tutti, è incerto. In Italia tutti i mass media, tv e giornali, si sono schierati dalla parte del NO. Elencano i problemi,  che giudicano “gravi”, che ci saranno nel caso in cui vincessero i SI e mai hanno elencato gli aspetti positivi per la Scozia come se questi non esistessero.

La vittoria degli indipendentisti  darebbe grande incoraggiamento ai casi della Catalugna e dei Baschi in Spagna, delle Fiandre in Belgio e persino della Baviera. I problemi sarebbe gravi per la nuova Scozia: quale valuta, dentro o fuori dalla UE, dalla Nato. Queste motivazioni sono pretestuose, sciocche e maliziose.

La Vittoria dei SI ci sarà, malgrado siano scesi in campo per il NO gli USA, La Ue, famosi uomini di sport, i grandi trust finanziari e industriali.

Ma perché mai gli scozzesi non dovrebbero cogliere questa grande occasione storica? Perché non dovrebbero essere indipendenti? Perché non dovrebbero avere il piacere e la responsabilità di progettare il proprio futuro come fanno tutte le altre nazioni del mondo, GB compresa? Perché dovrebbero avere paura e continuare ad essere degli aggregati, dei sudditi quando essi, gli scozzesi, possono essere dei cittadini.

La Scozia attuale ha tutte le condizioni sociali, economiche e politiche per poter essere una nazione senza correre rischi né economici, né politici, né sociali. Economicamente è la regione d’Europa con i migliori risultati grazie ai grandi proventi del petrolio e del turismo. Socialmente non vi sono tensioni di alcun genere ed uno stato sociale alquanto buono…malgrado le leggi inglesi. Politicamente non vi sono estremismi e il partito che quasi da sempre risulta vincitore è quello laburista il quale è una garanzia per tutti gli scozzesi . Cosa che non sono né i governi conservatori di Cameron, né sono stati quelli passati anche se laburisti (per modo di dire) di Tony Blair. Voglio dire che gli scozzesi da decine di anni sono di opinione diametralmente opposta a moltissime politiche londinesi.

La vittoria dei SI rappresenterà:

-una gravissima sconfitta ed una conseguente menomazione territoriale, culturale e di immagine per la Great Britain che sarà molto poco Great. Una sconfitta che non perdonerà e segnerà negativamente ciò che rimarrà della GB. Una sconfitta politica ma che paradossalmente vedrà una grande menomazione territoriale come se fosse stata una sconfitta in una guerra. Si vuole ricordare che la GB non perde una guerra da secoli, grossomodo dalla fine della guerra dei cento anni.

-una sconfitta per la UE. Per una Europa lontana anni luce dai popoli da molti anni. Che s’impegna da una parte a favorire i trust finanziari e industriali a scapito dei quasi 300 milioni di cittadini europei che lavorano e s’impegnano quotidianamente, e dall’altra ci riempiono di norme e regolamenti che stanno limitando gli spazi di libertà e i diritti fondamentali.  

-una sconfitta degli USA in politica estera, l’ennesima. La Scozia, a differenza della GB, non rappresenta un alleato sicuro e complice di tutte le malefatte degli USA nel mondo, tutt’altro.

La Scozia come nazione non dovrà mai entrare nella UE e quindi non dovrà mai adottare l’euro e non dovrà entrare mai nella Nato, perché non avrà vantaggi, anzi si evita per il futuro grandi disgrazie.

Perché i giovani dovrebbero votare per il NO? Loro saranno quelli che faranno vincere il SI, con il loro idealismo, immaginando una nazione come una casa dove hanno le chiavi e non devono chiedere il permesso a qualcuno, né devono ubbidire sempre a quel qualcuno che per loro non è un parente, né un amico, ma un estraneo…da trecento anni.

lunedì 1 settembre 2014

La riforma della nuova scuola Italiana

Scuola di Base di anni quattro (sostituisce l'attuale scuola elementare)

Scuola di ampliamento e metodo (sostituisce l'attuale scuola media)

Scuola di indirizzo, biennale. Due le tipologie da poter scegliere: licei oppure professionali

Scuola specialistica triennale. 










 Come sarebbe strutturato il NUOVO LICEO SCIENTIFICO

 

 

Questa proposta per un nuovo Liceo scientifico si vuole caratterizzare per la promozione spinta  delle capacità logiche, di analisi e di critica, nondimeno per l'apprendimento di un ampio ed attuale bagaglio culturale innanzitutto scientifico, ma non solo.

 

Si caratterizza:

 

- per una divisione in un biennio ed un triennio.

 

-Il biennio verte sullo studio dei linguaggi.

 

-Il triennio è caratterizzato dall'applicazione ed evoluzione dello studio dei linguaggi e da un apprendimento culturale notevole per vastità ed articolazione.

 

-Alla fine del biennio si accede al triennio mediante esame di tutte le materie di studio. L'esame, scritto (a cura del Miur) ed orale, viene condotto, controllato e giudicato dai docenti del triennio.

L'esame dovrà accertare almeno le conoscenze di base sufficienti per il proseguo degli studi al triennio prescelto.

Si viene ammessi al triennio se i debiti rilasciati (cioè le materie in cui non si ha raggiunto almeno la sufficienza) non superano il numero di tre. Coloro che sono stati ammessi al triennio con debiti saranno sottoposti, da settembre a fine novembre di ogni anno, ai relativi corsi di recupero pomeridiani organizzati dalla scuola triennale e pagati da quella biennale per un numero di ore per disciplina non inferiore a 30 ore (3 ore settimanali per 10 settimane) con verifica e valutazione finale.

Infine ci saranno :a) gli ammessi, b) gli ammessi con debito e c) i non ammessi. Questi ultimi potranno ripetere l'ultimo anno del biennio e ritentare l'esame di ammissione al triennio l'anno scolastico successivo, oppure cambiare scuola del tutto, in questo caso verrebbero iscritti sempre al secondo anno con lezioni integrative tali da poterli porre, per particolari discipline, al pari dei frequentanti sin dal primo anno.    

 

-Nel biennio non vi sono né la "bocciatura", né debiti scolastici, solo l'esame di fine corso sanzionerà il tutto.

 

-Nel triennio non vi sono "bocciature", né debiti scolastici.

 

-A fine triennio non vi saranno esami, ma verrà rilasciato un certificato degli studi che attesterà la frequenza al triennio e riporterà i voti finali per le singole discipline conseguiti nei tre anni del triennio, il numero delle assenze, le sospensioni disciplinari ed una valutazione finale.

 

-Un professore insegnerà una sola disciplina nella medesima classe.

 

-I professori del biennio saranno sempre diversi sa quelli del triennio.

 

                                                                                                                                             Proprietà intellettuale di Giuseppe Quaranta 30-09-11953 Monasterace

                       

 

 

 

 

 

 

 

BIENNIO

 

Il biennio viene caratterizzato dallo studio dei linguaggi, della loro tecnica strutturale, delle regole e delle applicazioni delle stesse.

 

 

 

30 ore settimanali dalle 8,00 alle 13,00

 

 

LINGUA latina: (grammatica e dizione – no letteratura)                           4 ore settimanali

LINGUA italiana (grammatica e dizione – no letteratura)                         4 ore settimanali

LINGUA inglese: (grammatica e conversazione – no letteratura)             4 ore settimanali

 

LINGUAGGIO matematico di base (programma uguale a quello attuale) 5 ore settimanali

LINGUAGGIO informatico di base (patentino ECDL,…)                          2 ore settimanali

LINGUAGGIO della chimica (generale, organica e biologica)                   2 ore settimanali

LINGUAGGIO del territorio (geografia e difesa del territorio)                 2 ore settimanali

EDUCAZIONE fisica                                                                                  1 ora settimanale

 

STORIA antica                                                                                             2 ore settimanali

FILOSOFIA antica                                                                                       2 ore settimanali

EDUCAZIONE civica (patentino, ecc...)                                                     1 ora settimanale

RELIGIONE                                                                                                 1 ora settimanale      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proprietà intellettuale di Giuseppe Quaranta 30-09-11953 Monaster

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TRIENNIO

30 ore settimanali dalle 8,00 alle 13,00

 

L'accesso è consentito previo superamento dell'esame di tutte le materie del biennio.

L'esame in questione è a totale gestione del triennio.

Per le discipline non superate, massimo di tre, l'alunno seguirà corsi di recupero gestiti dalla scuola triennale, ma a carico del biennio e ripeterà gli esami, per le stesse discipline, entro e non oltre il 10 dicembre dell'anno solare in corso, tra queste, quelle non superate, saranno considerate debiti scolastici e riportati come tali nella valutazione finale del certificato di diploma.

 

 

CIVILTA' latina: studio della civiltà latina attraverso la traduzione dei testi        2 ore settimanali

LETTERATURA italiana nel contesto della cultura europea                                4 ore settimanali

STORIA (dalla mediovale alla contemporanea)                                                         2 ore settimanali

FILOSOFIA (dalla mediovale alla contemporanea)                                                  2 ore settimanali

RELIGIONE                                                                                                           1 ora settimanale

                             [ architetture e arti figurative                                             2 ore settimanali

Storia delle ARTI[ disegno geometrico                                                          1 ora settimanale

                             [ storia della musica                                                                     2 ore settimanali

 

MATEMATICA                                                                                                      5 ore settimanali

FISICA                                                                                                                   2 ore settimanali

SCIENZE: biologia 1° e 2° corso e astronomia e geologia                                        3 ore settimanali

INGLESE: dizione e cultura                                                                                      3 ore settimanali

EDUCAZIONE fisica                                                                                              1 ora settimanale

 

 

 

Proprietà intellettuale di Giuseppe Quaranta 30-09-11953 Monaster


mercoledì 30 luglio 2014

Renzi e la fine del sessantotto

Il renzismo spazza via il sessantottismo.
Molti hanno cercato di individuare quale sia la novità “storica” del “renzismo”, cioè quella maniera di procedere di Matteo Renzi.
 Il renzismo non è una ideologia, non è una corrrente intellettuale, non è una analisi storica. Il renzismo è innanzitutto un modo di fare guardando solo avanti. Un modo veloce che non cede più di tanto al compromesso in itinere ed a vetustà storiche che hanno fatto il loro tempo. Sicuramente spicciolo nella comunicazione e altrettanto spicciolo nel percorso, deciso  e fermo. In ciò ricorda i “futuristi” e mi scusino essi stessi da dove si trovano, da Giacomo Balla a Marinetti, e tutti coloro che ne apprezzano le arti e la modernità. Ma non siamo all’inizio del Novecento, ma cento anni dopo e qualcosa sarà pur cambiata in Italia. La politica stucchevole o paludosa si ripropone spesso nella vita storica delle nazioni e noi non abbiamo fatto eccezione dal sessant’otto in poi. In quei tempi  era importante “parlare” e poi ancora “parlare”, dibattere, era importante il dibattito, per arrivare all’analisi. Si l’analisi. Ma alla fine si finiva nel nulla. Dopo ore estenuanti di “partecipazione popolare” si arrivava ad una conclusione che veniva contestata da una parte di loro stessi e che quindi mancando della unanimità tra i “compagni” si finiva anche per litigare e dopo molte litigate a dissociarsi e a fondare gruppi e gruppuscoli “autonomi” che continuavano a dibattere e poi dibattere perché era importante “l’unità” e alla fine il documento di sintesi veniva contestato sempre da una parte e via, via e ancora via. Parole e fughe in avanti,  più a sinistra. Chi era più a sinistra era anche più “bravo ed evoluto politicamente”, ed allora chiacchiere e dibattiti. Dibattiti e contestazioni. Analisi intellettuali che parlavano di rivoluzione. Rivoluzione proletaria o del popolo. Cambiava il linguaggio, più esplicito nella volgarità, ma stava cambiando tutto e tutto si stava involgarendo. Libertà era intesa come “faccio quello che mi pare”. Quanti genitori si sono sentiti dire a muso duro questa frase dalle figlie o dai figli. Con loro non c’era dialogo. Sì non c’era dibattito, questa volta, ma solo imposizione di quella gioventù comunista che si riempiva la bocca con le parole democrazia  e antifascista. L’anatema era frequentissimo e l’accusa era quasi sempre d’essere un  fascista. Antesignani della “ Fatwa” dei tanti Muftì del tempo. Il passo verso l’estremismo era facile e dava un “senso alla vita”. E da qui, dall’estremismo, per essere ancora più di sinistra, al terrorismo il passo non fu mai lungo. Ma in realtà non era un percorso politico, era un gioco personale. La politica troppe volte era un pretesto per mettersi in luce, per essere noto, per essere visto e sentito e gratificato di applausi e commenti, per far colpo, per sentirsi col petto gonfio e più degli altri a sinistra o più maleducato o più violento era un vanto, qualcuno da imitare, una figura messianica da seguire. Quello lì spezza l’educazione borghese, quell’altro è un vero rivoluzionario. Se lui è un leninista, allora, l’altro sarà uno stalinista, ma l’altro ancora, che lo vuole fregare nella gara a chi è pi rivoluzionario, un autentico comunista, si dichiarerà un troskista. Allora che si fa, come si può essere, forse più a sinistra del  troskista. Ecco, si è dei castristi. Perfetta sintesi di rivoluzionario e comunismo ortodosso. Ma si può fregarlo perché noi si è maoisti. Ma come si possono fregare questi ultimi….ah ecco noi siamo il vertice, la crème de la crème siamo “brigatisti”. Allora sono spuntate le Brigate Rosse con le loro analisi, l’organizzazione militare le azioni eclatanti, gli omicidi e le rivendicazioni con comunicati stampa con la stella a cinque punte in alto ed in mezzo. Tutto ciclostilato. Non si può entrare nelle BR….noi siamo noi. Alllora fondiamo i Nap, nuclei armati proletari. Ma noi siamo noi, non possiamo confonderci con gli altri. Allora nascono i Nuclei comunisti combattenti e così via. Il tempo trascorreva. Trascorreva così, tra morti di “servitori dello Stato”, fascista naturalmente,   assalti a banche per autofinanziarsi. Nel frattempo,i più piccoli,  le masse proletarie, organizzavano cortei, manifestazioni nelle quali lo scontro con la polizia non poteva mancare perché era lo scopo ed espropri proletari tra un diciotto politico ed esami di gruppo all’università. Tutto organizzato dai compagni. Organizzare il caos. E attraverso il Caos la presa del potere. Potere proletario, s’intende. Non uno qualunque. Potere comunista, per altri. Ma qual è la differenza tra “potere proletario e potere comunista”? E allora si dibatteva, si dibatteva, ma non si arrivava mai alla sintesi, ma l’analisi c’era. Ma a volte “la tua analisi è sbagliata, compagno”.
Il tempo passava. Passò anche per Aldo Moro. E piano piano verso il 1984 rivoluzione,  eversione e sovversione sparirono o quasi. Tutto fallì, ma non il sessantottismo che continuò ad imperversare in Italia e a devastarla. Anzi prese il potere. IL PCI, si trasformò in Pds per vergogna rispetto alla Storia che l’ha visto perdente. Il muro di Berlino che crolla nel 1989 sancisce la fine del comunismo e dei comunisti, ma non del sessantottismo…quello delle chiacchiere inconcludenti, delle invidie nella corsa al potere a costo di tutto anche di contraddirsi. Ciò  che veniva criticato alla vecchia DC veniva applicato dai politici del PDS e dei DS. Si incominciava a metà degli anni novanta a rivalutare certi partiti della prima repubblica. Quelli che governavano l’Italia di allora non erano all’altezza. Molte parole, nella sinistra, pochi fatti positivi, tantissimi quelli negativi. Ciò che non cambiava mai era il dibattito. Ciò che era sempre presente l’incapacità a spese dello Stato e l’inclinazione al compromesso più incredibile e dannoso. Chi in quegli anni ha bene impersonato tutto ciò è senza ombra di dubbio Massimo D’Alema e naturalmente il suo partito. Gente che è capace di perdere anche se gioca da solo. Il declino dell’Italia fu causato dalla loro imbecillità politica. Un partito che rimaneva ancorato ad una stagione della loro gioventù visto che adesso sono loro, ormai con i capelli bianchi, ad avere il potere nel partito e nella nazione quando vincono e poi perdono per la loro incapacità e fame. Un partito che politicamente definirei dei “fichi secchi”. Buoni a nulla se non a se stessi…come nel sessantotto. Si legano alla margherita, ex DC, per fondare un nuovo partito: il PD. Ma questo partito conserva ancora splendidi incapaci come D’Alema, Bersani, Veltroni ecc. la lista è troppo lunga.
Renzi ed il suo metodo veloce, del fare, del concretizzare il cambiamento con poche mosse spazza il sessantottismo in Italia.  Questa è la novità storica del renzismo: la fine del sessantottismo. Cioè quella maniera del fare e dell’ agire in politica che pone l’analisi e il dibattito permanente come sistema metodologico dell’inconcludenza.
Lo scontro di questo mese tra Renzi e Corradino Mineo, entrambi dello stesso partito, è uno scontro tra due mondi diversi. Mineo ha dentro di sé il ’68 nel metodo e nell’impostazione, Renzi non ce l’ha il ’68, non era nemmeno nato, è visibilmente diverso ed in contrasto netto.  Perderà Mineo perché non ha capito che la storia con Matteo Renzi ha voltato pagina e volume. Se si vuole un altro esempio significativo di ciò che vado affermando è la trattativa di Alitalia in vendita, parziale, alla compagnia araba di Ethiad. I sindacati di sinistra sbagliano. Stanno ripercorrendo la stessa strada che fino ad un recente passato ha funzionato ed ha affossato, per la parte di loro competenza l’Alitalia e l’Italia. Adesso è proprio la Storia che è cambiata. Vecchi metodi, ereditati dalle stagioni del ‘68 in poi non sono più proponibili e saranno perdenti. Uno schema ricopiato e riproposto per 45 anni. Non sono capaci di pensare diversamente,  per fare gli interessi dei lavoratori senza caricare i costi  sullo Stato . Hanno già perso, sono già fuori dal contesto salvo che non trovino un Renzi sindacalista per CGIL e UIL.  Proprio oggi, 30 luglio 2014, è uscito l’ultimo numero de L’Unità. Giornale di parte, del vecchio PCI col titolone a tutta pagina:”Hanno ucciso L’Unità”. Le pagine interne bianche, tranne la metà della seconda ove era stampato l’articolo del direttore che spiega perché il giornale chiude e quello di domani sarà l’ultimo numero . Accusa della crisi anche un certo “fuoco amico”. Probabilmente si riferisce a Renzi.
Si vorrebbe salvarlo con i soldi pubblici. Si vorrebbe farlo sopravvivere così come è sempre successo negli ultimi decenni , lo abbiamo sentito già stasera a Tg com 24 da parte di Sansonetti ex giornalista de L’Unità e sessantottino.  Questa volta è finita per sempre, i mostri sacri, gli  intoccabili del passato, forse anche glorioso, non ne esistono più per il renzismo.
Il PD di oggi incarna con Renzi una sinistra diversa, anzi che non era mai esistita. Forse blanda, ma ancora “popolare” in un mondo globalizzato, per certi e molti versi omologato, della finanza da squali, senza anima e umanità.

 

mercoledì 25 giugno 2014

L'Iraq non è mai esistita.

Da alcune settimane vengono riportate dai mass media di tutto il mondo ciò che sta avvenendo in Iraq.
"Bande di predoni arabi-musulmani assaltano villaggi e città in una vasta area desertica segnatamente circoscritta tra Siria e Iraq. Armati con armi leggere e trasportati da pick up, si spostano velocemente in una vasta regione arida che conoscono bene, ma ancor di più sanno perfettamente come comportarsi in simili climi. Sono sunniti, molti ex militari dell'esercito di Saddam Hussein, altri li hanno visti in ritirata provenire dalle recenti battaglie siriane." Potrebbe sembrare un report introduttivo di una sceneggiatura per un film, ma è tutto maledettamente vero! Da Aleppo a Bagdad, ecco il Califfato sunnita un sogno che si fa sempre più realtà. L'Iraq non è mai esistita è stata una invenzione degli inglesi nel periodo della prima guerra mondiale e poi al termine della seconda. Con la squadretta hanno tracciato i confini di un'area e di uno stato che storicamente non è mai esistito.Come si fa a mettere insieme curdi, sciiti e sunniti senza pensare ai potenziali attriti. Dividi e impera. Un comportamento politico  predeterminato, calcolato per poter trarre i maggiori vantaggi dalle debolezze di questi nuovi stati, infischiandosene che si semina un futuro di orrori per quei popoli.  Il grande Lawrence d'Arabia è stato tradito nel suo sogno romantico, se mai veramente ci sia stato, di una grande nazione araba.
Arriva Bush j. per peggiorare le situazioni. In nome di false prove invade l'Iraq del sanguinario e sunnita Saddam. Despota laico, alleato dell'ex Urss. Ma quest'ultima non esisteva più da circa quindici anni, nel mentre la vicina Iran, già alleata degli Usa ai tempi dello Scià di Persia, è gestita da una gerarchia teologica ortodossa e sciita. Senza ricordare la lunga e sanguinosa guerra, negli anni ottanta tra queste due nazioni, l'Iraq di Saddam si lancia, negli anni novanta, nell'avventurosa occupazione del Kuwait.Occupare l'Iraq con la scusa che Saddam avesse armi di distruzione di massa che usava per sterminare la popolazione curda nel nord del Paese poteva essere una buona scusa che nascondeva gli appetiti degli "amici del presidente americano" che volevano mettere le mani sui pozzi di petrolio iracheni, sempre assieme agli inglesi loro sodali, e dare vitalità alla industria militare i cui guadagni languivano sin dal tempo di Reagan e della fine dell'Urss. La corsa agli armamenti era finita da un pezzo e nuove guerre non ve ne furono oltre a quella balcanica. Questa dell'Iraq andava benissimo per un bilancio molto positivo e che oggi possiamo riassumere in circa 4000 morti americani e 7000 miliardi di spese militari. Gli americani col presidente Obama sono andati via dall'Iraq e il loro posto verrà preso dal Califfato e la confusione riprenderà più di prima e l'instabilità dell'area potrebbe infettare tutto il vicino oriente. Non si possono creare Nazioni tracciando, con perfidia, su una carta geografica stesa su un tavolo in una qualsiasi cancelleria europea, i confini con righello e matita. Questi inglesi hanno fatto troppe mostruosità. Il nuovo presidente indiano vuole cancellare la lingua inglese dagli atti pubblici dell'India. Non è solo una forma di nazionalismo, ma ancor di più un primo e chiaro segno di rigetto della cultura e della politica inglese-americana nel mondo.            

giovedì 12 giugno 2014

I mondiali di calcio e la nazionale.

Oggi vengono inaugurati i mondiali di calcio in Brasile. La partita sarà Brasile contro Croazia.
Quello che però appare strano rispetto alle edizioni precedenti è la sensazione che si ha. Una sensazione strana e non soddisfacente. Una sensazione mai avvertita prima, senza gioia, come di una sottile inquietudine. Non c'è festa per questi campionati mondiali di calcio. Per lo sport più seguito al mondo. Sembra quasi che qualcosa debba avvenire, qualcosa di grande e negativo. Eppure si gioca in una delle patrie del calcio moderno: il Brasile. Con tutto l'immaginario che questa nazione e la storia di questa nazionale evoca: dal grande Pelè alla spiaggi di Rio, dal calcio come festa e riscatto e passione al samba, al carnevale alla foresta amazzonica. Non c'è passione, si è freddi dovunque, in Italia, in Europa, in Brasile.Che strano.
Si ha sensazione che c'è qualcosa che non va...in Brasile e nel Mondo.  Il tecnico azzurro, Prandelli, si è è accordato per il rinnovo del contratto, 1,6 milioni di euro all'anno per due anni. Aumento di stipendio di centomila euro. Stipendio di platino per una attività di basso livello culturale e di scarso affaticamento fisico. Stipendio di platino per lo scarso impegno perchè nessuno pensa che andrà a timbrare il cartellino ogni mattina alle sette, o alle otto o al massimo alle nove e ne esce alle due, alle quattro o alle sei di sera. Uno stipendio quasi regalato è un insulto per tutti i lavoratori italiani, ma anche per tutti i "vagabondi" d'Italia. Ancor più "la presa in giro" della firma del contratto prima del "Grande Appuntamento" dei mondiali del Brasile, perchè comunque vadano i mondiali per lui andranno sempre bene. La regola che "prima mi fai vedere  cosa sai fare (ai mondiali) e poi parliamo di contratto" per lui non vale. La regola vale solo per i giovani italiani che cercano un lavoro a mille euro al mese (da laureati, con specializzazioni, con master con voti altissimi e curriculum invidiabili) quando va bene, con un contratto a tempo determinato per tre anni con rinnovo per cinque volte come ha voluto Renzi nel suo jobs act che non risolverà un bel niente. Cosa ne pensi, Matteo, di tutto questo? Viva l'Italia. Ma i mondiali  saranno una delusione.



domenica 25 maggio 2014

Elezioni europee 25 maggio 2014


La campagna elettorale per le elezioni europee si è chiusa venerdì sera e oggi una parte degli italiani si recherà a votare. I comizi dei leader di Pd, Forza Italia e M5S hanno espresso ampiamente le loro opinioni. Una reclame incentrata in un mix di problemi europei con quelli italiani. Fin qui niente di male.
Ciò che ha sorpreso è il minimo comun denominatore dei tre: Renzi, Grillo e Berlusconi. Si sono rivelati tre teatranti della politica. Si può dire che nessuno dei tre ha statura nè di leader, nè di statista, ma nemmeno di semplice deputato. Nella prima repubblica sarebbe stato vergognoso un comportamento verbale tanto scurrile e violento l'uno verso l'altro che nessuno avrebbe mai avuto alcuna possibilità d'essere eletto. Erano altri tempi, altra Italia e altri italiani. Si è palesata la completa indifferenza verso comportamenti educati, di rispetto dell'avversario, di rispetto persino verso gli elettori. Tutti e tre a gridare scurrilità e a vomitare insulti verso l'altro. Tutti e tre a tentare di catalizzare l'attenzione dei mass media e degli elettori con metodi in stile "Uomini e donne".
Ci si domanda, a questo punto, se il futuro degli italiani può essere ottimistico. Direi di no. In che mani siamo? Dove sono i De Gasperi semplici, educati, capacissimi, umili, di onestà granitica? Dove sono i Nenni, i Moro, I Zaccagnigni, gli Andreatta, i Togliatti. Dei tre di cui sopra, l'uno rimproverava all'altro d'essere pericoloso o bugiardo. C'è un antico proverbio che voglio ricordare:"Quando i ladri litigano tra loro, stai ancora più attento".
Berlusconi è stato il passato di questi venti ultimi anni, il Renzi è il presente, ma si è rivelato la continuazione del primo con gli stessi mezzi e metodi. Il Grillo sarebbe il futuro "diverso", ma diverso come? Democratico?
La democrazia del web non esiste, è un insulto alla democrazia quella vera. Il web è uno strumento, è come tale non può essere un luogo della democrazia, tuttalpiù uno dei tanti strumenti al servizio della democrazia. Sempre che Grillo voglia veramente una italia libera perchè democratica, ma ho i miei grandi dubbi. Usa la rabbia dei cittadini per un progetto che non convince affatto, così come Renzi usa gli "80 euro in busta paga per 10 milioni di italiani" (a debito) per porre fette di salame sugli occhi degli italiani  affichè possa costruuire uno Stato oligarchico, ferreo nel comando di pochi ove lui rappresenta il capo, l'unico riferimento, il faraone dell'italico protagonismo quotidiano e a vita. Speriamo che gli basti l'Italia, ma ho i miei dubbi. Dall'inizio degli anni ottanta la televisione è radicalmente cambiata. Buona Parte di essa ha fatto ammalare alcuni bambini italiani di protagonismo in forma acuta...e pericolosa. Ora sono adulti con tratti di immaturità evidenti. In questa campagna elettorale si è parlato di Hitler suscitando reazioni dure e giuste. Ci siamo dimenticati del nostro e più prossimo, per storia e caratteristiche umorali, Mussolini. Non vorrei che vari e piccoli mussolini crescessero. Uno basta, visto i terrificanti danni. Non vorrei che Berlusconi, alla fine, si rivelasse colui che ha causato i mali minori all'Italia. Che io sia cattivo profeta, ma fin'ora poche volte, dalle pagine di questo Blog, è successo.