Cipro è sull’orlo del fallimento. Una piccola nazione alla
quale va tutto la nostra simpatia. Un’isola che ha incrociato la storia di
tutte le attuali nazioni del Mediterraneo centro-orientale. Un Pil modesto e un
debito modestissimo in termini asoluti, circa venti miliardi di euro.
Cipro è entrata nella Ue nel 2007. La relazione della
Commissione che accompagnava il sì dell’eurogruppo all’ingresso di Cipro nella
UE in riferimento alla condizione economica-finanziaria di uno Stato che già
era lanciato nel’off-shore sentenziava che “il sistema finanziario cipriota in
Europa” è “fattore supplementare”. Il responsabile del tempo per le questioni
finanziarie ed economiche, il commissario spagnolo Almunia, vagheggiava un
rigore con un rituale e banale consiglio in merito al “controllo della spesa
pubblica e sanitaria”.
La BCE, cioè Jean- Claude Trichet, “raccomandava”a Cipro una
riforma per la crescita e un controllo dei salari (meno soldi ai lavoratori) ed
altre e varie amenità di prammatica ma facendo finta di non sapere la realtà
delle banche cipriote e che i depositi in esse contenuti erano di dieci volte superiore al Pil dell’isola
e che le stesse banche non ponevano domande sull’origine dei soldi e che i
depositi non erano tassati dal governo. Come può reggere un sistema finanziario
di questo tipo? E’ impossibile già nel medio periodo. Come mai Cipro non è
inserita nella black-list dei paradisi fiscali? Come mai la Gran Bretagna , il
Lussemburgo e l’Austria non sono inseriti nella black-list?
Come mai , nel 2011, la cipriota Laiki Bank ha superato, con
votazione eccellente, lo stress-test condotto dall’autorità bancaria europea e oggi
quella stessa banca ha dichiarato il fallimento? Dov’è il marcio? O l’incompetenza?
Propendaiamo per la prima ipotesi. Con questa gente il sogno di una grande e
civile nazione europea naufragherà miseramente portando alla miseria morale,
culturale ed economica tutto il continente.
Ma chi è stato mai il governatore della banca centrale di
Cipro?
Athanasios Orphanides, celebre e vezzeggiato dal “sistema”
con un dottorato al Mit ed esperienza
alla Federal Reserve, d’impostazione americana ha permesso al sistema bancario
cipriota d’investire pesantamente in titoli di stato ellenici.
La soluzione che gli euro-commissari hanno proposto a Cipro è quanto di più assurdo,
stupido, banale, cattivo, dannoso si potesse ascoltare.
La Ue aiuterà l’isola con un modestissimo prestito di dieci mililiardi
di euro ma in cambio vuole a garanzia un prelievo forzoso sui depositi bancari
ciprioti che proprio oggi è stato stabilito nella misura di circa un terzo per
i depositi superiori ai centomila euro.
Ma chi sono costoro che stabiliscono che i risparmi sono dei
risparmiatori fino a che loro lo vorranno? Ma chi li conosce, come si
permettono? Non posssono essere mai i nostri governanti perché non sanno
governare e fanno danni incalcolabili
alla credibilità di una Europa alla quale stanno rubando il futuro.
Non è questa l’Europa che vogliamo, quelle delle quote latte,
quella dei stresss-test fasulli, quella delle banche, quella che indica un
ridimensionamento dei salari degli operai e non dei manager e delle loro stoks-options, quella della tav
inutile e costosa, quella dove tutto è regolamentato e multato, quelli della
scuola delle chiacchiere belle, ma che tende a ridurre al minimo le capacità di
analisi e di critica dei giovani, dove il bello difficilmente è arte ma al
masssimo più vicino a novità tecno, dove la loro forza gli deriva più dal
passato che dal presente e ancor meno dal futuro. Gli eurosciocchi di Brussell seppelliranno
un grande sogno, d’altronde è l’epoca dei “nani e delle ballerine” al potere
con tanta boria, dove una casta borghese si è dimenticata che un popolo è un
essere vivente e non Pil, tabelle, statistiche, norme, ma sofferenza e gioia
del vivere quotidiano .Una casta che non sorride mai con scioltezza, che non
piange, che somiglia sempre più a viventi
robotizzti dalla burocrazia, dalla tecnocrazia, dove nascondere la loro
pochezza, la mancanza di ricchezza di idee, di ideali, di forza immaginifica
che riesce a indicare un futuro. L’Europa dovrà invertire la rotta o fallirà
miseramente.