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giovedì 17 dicembre 2015

Default politico del Governo nella vicenda della elezione dei tre membri della Consulta.

Era la linea politica presa dal Governo che bloccava la nomina dei membri della Consulta, non i partiti politici. Questa è la drammatica realtà della incredibile e mortificante vicenda che ieri ha cessato di essere tale.

Eletti, quindi, i tre membri mancanti della Corte Costituzionale. Quali gli effetti politici?
Non c’è ombra di dubbio che dopo ben 32 votazioni era evidente che l’accordo PD-FI non era realistico. Realistica è stata, però, la pochezza di buona parte della classe politica parlamentare.
Si è appalesato, invece, quanto la minoranza del partito democratico aveva, sin dall’inizio, proposto: solo con un accordo col M5S era possibile eleggere i membri della Consulta. Ma il Renzi Matteo, con la sua solita sicumera, non li ha nemmeno ascoltati preso da calcoli di bassa politica: a) fa parte del “patto del Nazareno” e continua il legame con Berlusconi su “cose” concrete; b) si continua nell’isolamento dell’avversario renziano più efficace attualmente sulla scena politica e cioè il M5S; c) la composizione della/e terna/e proposta/ ( i primi candidati erano Violante e Sisto) era favorevole agli interessi politici-amministrativi del “renzismo” in quanto questa Consulta dovrà valutare la costituzionalità di tutte le riforme renziste, dal job act all’Italicum, al nuovo Senato ecc; d) un costituzionalista di grandissima levatura tecnica e riconosciuto unanimemente, non schierato, quale quello sostenuto dal M5S, se eletto, sarebbe stato punto di riferimento all’interno della Corte Costituzionale e anche, eventualmente, un voto a favore della incostituzionalità, totale o parziale, di certe riforme renzine.
Oggi è la disfatta di Renzi sul piano politico. Ha perso la sua battaglia su tutta la linea. Ha dovuto accettare la nomina del candidato della minoranza del movimento stellato e gli è saltata la nomina totale dei tre della maggioranza renzina in Parlamento.
La realtà e che il M5S deve essere messo nelle condizioni di governare! Di entrare nel Governo dell’Italia e prendere atto che non si può lasciare all’opposizione il secondo partito italiano fortemente presente sia in Parlamento che nella realtà elettorale nazionale.
Arrivati a questo punto, il Governo Renzi ha dimostrato tutti i suoi limiti e un logoramento così accentuato che presto presenterà gravi limiti della governance della Nazione. Limiti politici, in quanto continua in una alleanza inattuale sia col Nuovo Centro Destra, sia con i verdiniani e sotto, sotto ancora con Berlusconi. Limiti di natura etica pesantissimi. Il Governo del Presidente del Consiglio deve dimettersi.
E’ assolutamente necessario, per il bene del futuro dell’Italia, un cambio di passo. Un cambio di governo. Un primo governo traghettatore ed eventualmente un secondo “governo di cambiamento” per una nuova stagione politica e amministrativa dell’Italia che vede una alleanza tra Pd e M5S.
E’ chiaro che non potrà essere né Renzi, né uno dei suoi a promuovere il primo “governo del cambiamento”, ma una figura di prestigio politico e istituzionale. Un primo governo di transizione, anche di minoranza, o monocolore, che  proverà la propria forza nella bontà delle proposte di legge ed il consenso, di volta in volta, nelle aule parlamentari. La fase due, prevede un “Governo di Cambiamento Organico”, laddove per “organico” si intende una vera alleanza politica ed un programma di massima tra il PD ed il M5S, anche a costo di lasciare, in questa stagione politica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad un esponente del M5S gradito per equilibrio, moderazione e capacità. 

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