Eletti, quindi, i tre membri mancanti della Corte Costituzionale.
Quali gli effetti politici?
Non c’è ombra di dubbio che dopo ben 32 votazioni era
evidente che l’accordo PD-FI non era realistico. Realistica è stata, però, la
pochezza di buona parte della classe politica parlamentare.
Si è appalesato, invece, quanto la minoranza del partito
democratico aveva, sin dall’inizio, proposto: solo con un accordo col M5S era
possibile eleggere i membri della Consulta. Ma il Renzi Matteo, con la sua
solita sicumera, non li ha nemmeno ascoltati preso da calcoli di bassa
politica: a) fa parte del “patto del Nazareno” e continua il legame con
Berlusconi su “cose” concrete; b) si continua nell’isolamento dell’avversario
renziano più efficace attualmente sulla scena politica e cioè il M5S; c) la
composizione della/e terna/e proposta/ ( i primi candidati erano Violante e Sisto) era favorevole agli interessi
politici-amministrativi del “renzismo” in quanto questa Consulta dovrà valutare
la costituzionalità di tutte le riforme renziste, dal job act all’Italicum, al
nuovo Senato ecc; d) un costituzionalista di grandissima levatura tecnica e
riconosciuto unanimemente, non schierato, quale quello sostenuto dal M5S, se
eletto, sarebbe stato punto di riferimento all’interno della Corte
Costituzionale e anche, eventualmente, un voto a favore della
incostituzionalità, totale o parziale, di certe riforme renzine.
Oggi è la disfatta di Renzi sul piano politico. Ha perso la
sua battaglia su tutta la linea. Ha dovuto accettare la nomina del candidato
della minoranza del movimento stellato e gli è saltata la nomina totale dei tre della maggioranza
renzina in Parlamento.
La realtà e che il M5S deve essere messo nelle condizioni di
governare! Di entrare nel Governo dell’Italia e prendere atto che non si può
lasciare all’opposizione il secondo partito italiano fortemente presente sia in
Parlamento che nella realtà elettorale nazionale.
Arrivati a questo punto, il Governo Renzi ha dimostrato
tutti i suoi limiti e un logoramento così accentuato che presto presenterà
gravi limiti della governance della Nazione. Limiti politici, in quanto
continua in una alleanza inattuale sia col Nuovo Centro Destra, sia con i
verdiniani e sotto, sotto ancora con Berlusconi. Limiti di natura etica
pesantissimi. Il Governo del Presidente del Consiglio deve dimettersi.
E’ assolutamente necessario, per il bene del futuro
dell’Italia, un cambio di passo. Un cambio di governo. Un primo governo
traghettatore ed eventualmente un secondo “governo di cambiamento” per una
nuova stagione politica e amministrativa dell’Italia che vede una alleanza tra
Pd e M5S.
E’ chiaro che non potrà essere né Renzi, né uno dei suoi a
promuovere il primo “governo del cambiamento”, ma una figura di prestigio
politico e istituzionale. Un primo governo di transizione, anche di minoranza,
o monocolore, che proverà la propria
forza nella bontà delle proposte di legge ed il consenso, di volta in volta,
nelle aule parlamentari. La fase due, prevede un “Governo di Cambiamento Organico”,
laddove per “organico” si intende una vera alleanza politica ed un programma di
massima tra il PD ed il M5S, anche a costo di lasciare, in questa stagione
politica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ad un esponente del M5S
gradito per equilibrio, moderazione e capacità.
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